Buongiorno amici e amiche di Kura Tawila, come state? Avete letto la seconda puntata del diario della Coppa d’Africa?
Fatemi sapere nei commenti o via email se vi è piaciuta e se c’è qualche argomento che vorreste che approfondissi. Vi leggo e rispondo a tutti i messaggi. Siamo 875 ed è meraviglioso. Intanto continuiamo questo viaggio in Coppa d’Africa, ché qui il ritmo è altissimo.
Yallah!
18/01 - Giorno 8
Uno dei poteri della Coppa d’Africa è quello di farti riconsiderare la concezione del tempo. Nel continente africano, perlomeno nei sei Paesi che ho frequentato finora, non conta l’orario stabilito per lo svolgimento di una certa attività. È un tempo sospeso che attende che tutte le persone coinvolte in una certa attività siano effettivamente pronte per svolgerla. Un autobus non parte alle 11. L’autobus parte quando è pieno.
Questo significa che, come mi è successo in occasione della seconda giornata del gruppo A, può partire anche mezz’ora prima dell’orario stabilito. Per fortuna il mio appartamento dista soli 15 minuti a piedi dal principale punto di ritrovo per i giornalisti, cosicché la mia tendenza ad arrivare in anticipo mi ha aiutato a non perderlo.
La strada che collega il centro di Abidjan a Ebimpe, il quartiere in cui è situato lo stadio Alassane Ouattara, è libera. Attraversiamo Yopougon senza particolari ostacoli. Qui, dove è nato e cresciuto Didier Drogba, la vita è frenetica. Le persone sono in costante movimento. Chiacchierano, vendono, mangiano, più raramente fumano. Non ho visto tanti fumatori in Costa d’Avorio.
Alle 14 scendono in campo Guinea Equatoriale e Guinea-Bissau. L’interesse per queste due squadre è minimo ed è meglio per me che posso godermi una partita senza dover correre in tribuna stampa a lottare per un posto con tavolino su cui appoggiare il pc. Talvolta, nelle partite che coinvolgono le squadre più blasonate, può accadere di non trovare posto e doversi sedere su seggiolini comuni. Assistere alle partite con meno seguito, invece, ti dà anche la possibilità di accedere più facilmente ai calciatori in zona mista.
Jesús Owono, il portiere titolare della Guinea Equatoriale risponde alle domande dei giornalisti in zona mista
La Guinea Equatoriale batte 4-2 la Guinea-Bissau e sale a 4 punti nel gruppo A, al primo posto insieme alla Nigeria che nella partita successiva vincerà contro la Costa d’Avorio. La Nzalang nacional (il Tuono nazionale), com’è soprannominata la selezione equatoguineana, è una falsa sorpresa. La squadra allenata da Juan Micha ha chiuso il 2023 imbattuta, si è qualificata a questa Coppa d’Africa arrivando al primo posto del girone di qualificazione a pari merito con la Tunisia. Nella scorsa edizione della Coppa d’Africa è giunta fino ai quarti di finale dopo aver superato Algeria e Mali. Nell’edizione 2015, giocata in casa, la Guinea Equatoriale conquistò addirittura il quarto posto con alcuni degli elementi ancora oggi presenti in rosa.
Micha ha ottenuto il patentino da allenatore in Spagna e sta portando avanti un processo di integrazione tra le caratteristiche fisiche del prototipo di calciatore equatoguineano e i principi del gioco palla a terra tipici del calcio spagnolo. Questo è stato possibile grazie all'inserimento di tanti giocatori binazionali che sono nati in Spagna. Ben diciassette sui ventisette totali. Ma cosa succederà alla Guinea Equatoriale nel caso in cui la Spagna smettesse di produrre un numero sufficiente di calciatori di valore di origine equatoguineana? Questo è un aspetto cruciale su cui la Federcalcio dovrà lavorare per dare continuità ai risultati attuali.
La sconfitta sopramenzionata della Costa d’Avorio non sembra aver lasciato strascichi tra il pubblico. Diversi tifosi mi confermano che non esiste ancora una connessione profonda con la nazionale. Le eccezioni sono rappresentate dal solito Seko Fofana e da Oumar Diakite, giovane gioiello classe 2003 cresciuto nell’Asec Mimosas, il club più amato della Costa d’Avorio. Diakite ha ricevuto un’ovazione stordente all’ingresso in campo.
Alle 21, vale a dire un’ora dopo il fischio finale di Costa d’Avorio-Nigeria sarebbe dovuto partire il primo autobus per l’altro stadio di Abidjan, dove si stava disputando Egitto-Ghana. Non era pieno e siamo partiti con mezz’ora di ritardo. Addio al 2-2 spettacolare in cui ha brillato la stella di Mohamed Kudus.
19/01 - Giorno 9
Il tassista che mi conduce allo stadio Félix Houphouët-Boigny per Capo Verde-Mozambico è stato uno dei numerosissimi ragazzi ivoriani che ogni anno cadono vittime della rete del football trafficking, lo sfruttamento di giovani aspiranti calciatori e delle loro famiglie nei paesi in via di sviluppo.
Serge mi racconta che, quando aveva circa 18 anni, un agente locale ha convinto la sua famiglia e quella di altri diciassette ragazzi a pagare circa 250 euro per andare a disputare un torneo in Ghana. Giunti sul posto, i giovani aspiranti calciatori si sono presto resi conto che non esisteva alcun torneo e che il falso agente li aveva fregati.
Il viaggio in taxi con Serge
Entro allo stadio pensando a tutti i ragazzi che ho visto giocare a calcio nei giorni precedenti, a quanti di loro stanno sognando di emulare le gesta dei loro idoli e quanti potranno presto essere adescati dai trafficanti…
Capo Verde liquida il Mozambico 3-0 ed è la prima nazionale a qualificarsi agli ottavi di finale da prima del girone. Un risultato insperato se consideriamo che i Tubarões azuis (gli Squali blu) condividono il gruppo B con Egitto e Ghana.
Dopo la gara tra le due nazionali lusofone, mi dirigo alla rotonda principale di Treichville insieme ad altri colleghi. Non abbiamo avuto l’esatta percezione di quanto siano numerose le comunità dell’Africa occidentale ad Abidjan finché non abbiamo assistito a Senegal-Camerun e Guinea-Gambia nella fanzone di Treichville. Centinaia di senegalesi e guineani si sono riversati all’interno della rotonda per supportare le nazionali dei Paesi di origine dei loro genitori o antenati. Sia Senegal che Guinea hanno vinto, il che ha scatenato un’autentica festa al fischio finale di entrambe le partite. Anche persone che erano lì solo di passaggio si sono unite in un’esplosione di danze e gioia che solo il calcio sembra in grado di regalare.
La storia della serata la individuo in Moustapha, un giovane senegalese nato e cresciuto ad Abidjan che indossa una maglia del Senegal. Cosa c’è di speciale? Nulla se non fosse che il nome che compare sul retro della maglia è quello di Ousmane Sonko. A inizio gennaio il principale avversario del presidente Macky Sall è stato condannato dalla Corte Suprema del Senegal per aver diffamato il ministro del Turismo Mame Mbaye Niang ed è stato di conseguenza escluso dalla lista dei candidati alle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 25 febbraio.
Moustapha mostra la maglia dedicata a Ousmane Sonko
A quanto pare Sonko gode di grande popolarità all’interno delle comunità senegalesi che vivono all’estero e sono più libere di esprimersi lontane dall’oppressione di Sall.
20/01 - Giorno 10
Anche sabato l’ho trascorso immerso in mezzo ai tifosi.
Vi ricordate Jibe, il commerciante di cacao che mi aveva aiutato ad attivare la sim card ivoriana? Sono tornato a trovarlo per guardare Algeria-Burkina Faso insieme a lui ed altri burkinabè. Il luogo in cui abbiamo guardato la partita si trova accanto al magazzino di Jibe ed è un luogo memorabile. Si tratta di un gazebo aperto installato in mezzo alla strada con una televisione appesa a due dei pali che sorreggono il gazebo.
Mentre assistevamo alla partita macchine, moto e persone ci passavano continuamente davanti, così dei ragazzi hanno deciso di bloccare la strada e deviare il traffico verso le vie parallele.
I burkinabè di Treichville esultano per uno dei gol segnati dal Burkina Faso contro l’Algeria
A un certo punto a Jibe è stato chiesto di allontanarsi dal gazebo, perché nelle due circostanze in cui lo aveva fatto per andare ad accogliere dei clienti il Burkina Faso aveva segnato. La terza volta è andata male, perché è coincisa col pareggio finale dell’Algeria. Ah, ovviamente Jibe mi ha offerto da bere e mangiare. Akwaba!
Colto da un sonno improvviso dovuto al caldo e all’umidità, torno nel mio alloggio per riposare e prepararmi alla gara serale tra Tunisia e Mali. Dovete sapere che la Tunisia è la mia squadra preferita perché è la nazionale del Paese da cui proviene mia moglie. Ormai dal 2019, vale a dire dalla prima Coppa d’Africa che ho seguito sul campo, non dimentico mai di portare con me una maglietta rossa con stella e mezza luna e sotto la scritta “Tunisia”. La indosso ogni volta che giocano le Aquile di Cartagine e l’ho indossata anche in questa occasione.
Camminando per le vie di Treichville mi sono imbattuto in una miriade di persone con la divisa del Mali. Non sono riuscito a contarle, ma l’impressione è che fossero di più le maglie del Mali sabato che quelle della Costa d’Avorio nel giorno dell’esordio dei padroni di casa. Sono tornato nella fanzone di Treichville per gustarmi la partita in mezzo alla gente insieme a Maher Mezahi, collega algerino. Gli uomini della sicurezza ci hanno sempre tenuto d’occhio perché eravamo gli unici stranieri in mezzo a centinaia di maliani e temevano per la nostra incolumità. In realtà, al di là di qualche presa in giro, devo dire che ciò che contraddistingue i tifosi di qualunque nazionale dell’Africa subsahariana sono l’educazione e la sportività. Non ci siamo mai sentiti in pericolo.
I tifosi maliani accorsi alla fanzone di Treichville per assistere alla partita contro la Tunisia
Ovviamente, a causa della maglietta, molte persone mi hanno scambiato per un tunisino. È successo anche a un reporter della tv nazionale ivoriana, RTI, che mi ha intervistato perché pensava che venissi dalla Tunisia.
Con Maher abbiamo mangiato in uno stand che circonda la rotonda. Abbiamo ordinato una carpa di non so quanti chili. Era enorme, non finiva mai e l’abbiamo pagata solo 7,50 euro. Per dirla tutta, l’abbiamo anche attesa più di un’ora. Forse i gestori dello stand erano andati a pescarla.
Dopo la partita, e la carpa, siamo andati a prendere qualcosa da bere. Abbiamo riflettuto sul nostro lavoro e sul rapporto che ci lega alla Coppa d’Africa, il torneo che sta scandendo il tempo delle nostre vite. Quanti Paesi avremo modo di visitare ancora? Dove saremo da qui a una ventina d’anni? Chi diventeremo? Verremo riconosciuti per la nostra passione e dedizione nei confronti del calcio africano?
21/01 - Giorno 11
Ad eccezione di lunedì, questa settimana non ho viaggiato al di fuori di Abidjan. Le altre città ospitanti distano tutte almeno tre ore di macchina o autobus, per cui ho preferito rimanere fermo per sbrigare del lavoro arretrato.
La domenica me la sono presa libera. Oltre ad aver presenziato alle conferenze stampa pre-partita dei gironi A e B e aver constatato il pessimo livello degli interpreti assunti dalla Caf, c’è una cosa che mi ha folgorato.
Una delle vie di Treichville bloccate da ragazzi che giocano a calcio
Treichville era piena di campetti da calcio improvvisati in mezzo alla strada. Ragazzi, adolescenti e adulti hanno bloccato diverse vie del quartiere per disputare partitelle 5 contro 5, 7 contro 7 o più. In alcune circostanze le macchine, soprattutto i taxi hanno obbligato i giocatori a scansarsi per poter passare. In altre, gli autisti hanno semplicemente fatto marcia indietro e cambiato strada.
La Costa d’Avorio è un grande Paese di calcio.
Anche per oggi è tutto. Kura Tawila è un progetto che ha visto la luce solo recentemente e ha bisogno del supporto di lettori e lettrici. Leggo e ascolto consigli e suggerimenti e sono sempre disponibile per fare due chiacchiere sul calcio africano e sulla Coppa d’Africa.
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Akwaba!