Lo scontro con l'Europa
Edizione 2019: la quinta e ultima tappa del viaggio all'interno della storia della Coppa d'Africa attraverso le 5 edizioni più significative
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DISCLAIMER: Questo testo è un estratto di “Viaggio in Coppa d’Africa - Storia del torneo + guida all’edizione”, un libro scritto a quattro mani con Vincenzo Lacerenza per presentare la Coppa d’Africa 2019. Questa che leggerete è una versione rivisitata e aggiornata del testo originale.
Il 30 novembre 2018 il comitato esecutivo della Confederazione africana del calcio (Caf) ritira al Camerun l’organizzazione della Coppa d’Africa dell’anno successivo, il che causa uno slittamento a catena dei Paesi organizzatori delle seguenti edizioni. Al Camerun va l’organizzazione della Coppa d’Africa 2021. Alla Costa d’Avorio, anch’essa considerata in ritardo, viene assegnata l’edizione del 2023. Alla Guinea quella del 2025 (che le verrà successivamente revocata a favore del Marocco).
Dopo aver definito lo slittamento dei paesi organizzatori delle tre edizioni di cui sopra, l’8 gennaio 2019 la Caf scarta la candidatura del Sudafrica e sostituisce il Camerun con l’Egitto, in un curioso cambio di testimone extracampo tra le finaliste del 2017.
L’allora presidente della Caf Ahmad Ahmad ribadisce a più riprese che la Caf non poteva fare altrimenti. Il numero uno malgascio si era addirittura recato a Yaoundé per parlare con il presidente camerunense Paul Biya prima delle elezioni del 7 ottobre 2018. Lo aveva rassicurato sul sostegno della Caf, ma non c’è stato niente da fare. Non si poteva continuare a negare l’evidenza: i lavori erano al 55% del loro completamento a soli 7 mesi dal fischio d’inizio della competizione. Inoltre, la situazione a ovest, con la regione anglofona dell’Ambazonia che lotta da tempo per l’indipendenza, era troppo tesa.
Inoltre, soffermandosi sulle infrastrutture, la decisione di aumentare il numero delle nazionali partecipanti da 16 a 24 a soli due anni dal fischio d’inizio del torneo non ha certamente facilitato il prosieguo delle operazioni. Questa modifica, infatti, ha richiesto al Paese ospitante la messa a punto di due impianti ulteriori, per un totale di 6 stadi: due con una capacità minima di 40 mila posti, due da 20 mila spettatori e due da 15 mila. Per il Camerun si è rivelata una missione impossibile.
I tre motivi sopracitati rappresentano certamente valide ragioni che giustificano la scelta operata dalla Caf, ma allo stesso tempo permettono ai più di dimenticarsi, sottovalutare o ignorare volutamente un altro aspetto altrettanto rilevante: il clima.
Nel 2017 la Caf guidata dall’amministrazione Ahmad opta per lo spostamento della Coppa d’Africa alla finestra estiva. Questo senza considerare (?) che il Camerun, così come molti altri Paesi dell’Africa subsahariana, difficilmente potrebbe ospitare una Coppa d’Africa tra giugno e luglio, vale a dire in piena stagione delle piogge. In realtà, si tratta di un periodo critico anche per i Paesi nordafricani, in particolare l’Egitto padrone di casa, alle prese con temperature torride e un caldo molto afoso.
Dunque, secondo la prospettiva di chi vive nella metà dell’emisfero settentrionale del mondo, la Coppa d’Africa 2019 è la prima a disputarsi durante il periodo estivo per espressa volontà del nuovo corso della Caf di allinearsi al calendario calcistico europeo. Una scelta non priva di polemiche che accusano la confederazione calcistica africana di aver ceduto alle richieste dei club europei, restii a concedere i propri calciatori nel mezzo della stagione.
Nonostante le lamentele degli addetti ai lavori africani, la Caf ha deciso di mantenere la finestra estiva come la prescelta per la Coppa d’Africa. Come prevedibile, anche per l’edizione 2023, la Caf si è ritrovata prevedibilmente a dover a rinviare la competizione all’inverno 2024.
Lo scontro col calendario europeo e internazionale si presenterà nuovamente nell’estate del 2025, il periodo designato dalla Fifa per il lancio del Mondiale per Club a 32 squadre. Il calcio africano deciderà definitivamente di tornare alla finestra invernale, si ribellerà alle scelte unilaterali della Fifa o rimarrà in balìa di quest’ultima adattandosi ancora una volta e posticipando la Coppa d’Africa all’inverno 2026?
Il tempo ci darà una risposta. Ora torniamo al calcio giocato.
2019: il capolavoro dell’Algeria
La Coppa d’Africa 2019 parte il 21 giugno, vale a dire una settimana più tardi rispetto alla data prestabilita del 15 giugno. Ciò avviene su richiesta dei paesi a maggioranza musulmana che vogliono completare la preparazione, resa più complicata dal mese di Ramadan terminato il 4 giugno. La finalissima è prevista per il 19 luglio al Cairo International Stadium del Cairo, sede del primo dei tre successi consecutivi dell’Egitto nel 2006.
Nelle città di Alessandria d’Egitto, Suez e Ismailia, le altre sedi del torneo insieme al Cairo, si assiste al debutto di tre selezioni. Sono il Madagascar, la prima nazionale a staccare il pass per l’edizione, la Mauritania, la miglior nazionale del 2018 secondo la Caf, e il Burundi di Saido Berahino, qualificatosi a spese del Gabon di Pierre-Emerick Aubameyang. Non solo, in Egitto sono tornate a disputare la fase finale anche altre nazionali non abituate a stare sotto la luce dei riflettori: parliamo del Benin, che era assente dal 2010 e della Namibia, che si era qualificata per l’ultima volta nel 2008, ma soprattutto del Kenya, avvistato in Coppa d’Africa 15 anni prima, e della Tanzania, che aveva raggiunto la fase finale per la prima e unica volta nel lontano 1980.
Kenya e Tanzania danno vita a un classico dell’Africa orientale nel gruppo C, vinto per 3-2 dal Kenya grazie alla doppietta di Michael Olunga, autore di una tripletta all’esordio col Girona nel 2018 e poi sparito dai radar del calcio europeo. A guidare la Tanzania in panchina c’è il nigeriano Emmanuel Amuneke, leggendario attaccante protagonista ai Mondiali 1994 negli Stati Uniti. E a proposito di Nigeria, anche le Super Aquile vanno annoverate nell’elenco dei ritorni: per quanto strano possa apparire, infatti, la Nigeria aveva fallito la qualificazione alle due edizioni precedenti dopo aver trionfato nel 2013.
Le grandi sfide sono numerose già nella fase a gironi, divisa in sei raggruppamenti da quattro squadre. Nel gruppo F si sfidano, pareggiando 0-0, Camerun e Ghana, due potenze continentali che vantano rispettivamente 5 e 4 Coppe d’Africa. Nel girone D, invece, si gioca la partita del cuore di Hervé Renard: il suo Marocco batte 1-0 la Costa d’Avorio, nazionale che il ct francese aveva condotto alla vittoria nel 2015. Renard si era laureato campione anche nel 2012 con lo Zambia, diventando il sesto francese a trionfare in Coppa d’Africa e l’unico in assoluto a farlo con due diverse selezioni.
Il Marocco accede agli ottavi a punteggio pieno. Fanno lo stesso l’Egitto trascinato da Mohamed Salah nel gruppo A e l’Algeria degli “italiani” Mohamed Fares (Spal), Ismaël Bennacer (Empoli) e Adam Ounas (Napoli, autore di 3 gol) nel gruppo B. A seguire queste nazionali nordafricane al secondo posto nel girone sono rispettivamente la Costa d’Avorio, l’Uganda e il Senegal. Le coppie che escono fuori dai gironi B, E e F sono formate da Madagascar e Nigeria, Mali e Tunisia e Ghana e Camerun, allenato da Clarence Seedorf. Il tabellone degli ottavi viene completato dalle quattro migliori terze, a cui il nuovo formato della competizione offre la chance di proseguire. Queste sono la Repubblica Democratica del Congo, la Guinea, il Benin e il Sudafrica.
Le ultime due si renderanno protagoniste delle più grandi sorprese del torneo: agli ottavi elimineranno rispettivamente il Marocco e l’Egitto padrone di casa e di conseguenza spegneranno quasi definitivamente l’atmosfera di un’edizione che, per motivi logistici, è stata frequentata principalmente da tifosi delle nazionali nordafricane. A sostenere le nazionali subsahariane ci hanno pensato le diaspore presenti in Egitto, composte in particolare da studenti.
La terza sorpresa è rappresentata dal Madagascar che supera la più quotata RD Congo e raggiunge i quarti di finale, segnando la miglior partecipazione di una debuttante dal 1962. In quell’edizione il Ghana aveva trionfato alla prima partecipazione, ma va detto che le nazionali ai nastri di partenza della fase di qualificazione erano solo 7.
La corsa dei malgasci, paese di provenienza del presidente della Caf Ahmad, è interrotta dalla Tunisia che in precedenza aveva sconfitto il Ghana ai supplementari. Le Aquile di Cartagine conquistano la loro settima semifinale in cui verranno eliminate dal Senegal, reduce da un doppio 1-0 contro Uganda e Benin. A contendersi l’altro posto in finale sono Algeria e Nigeria. La prima si era sbarazzata 3-0 della Guinea e aveva eliminato ai rigori la Costa d’Avorio nella partita più emozionante del torneo. La seconda aveva superato 3-2 il Camerun con doppietta dell’ex Udinese Odion Ighalo, poi laureatosi capocannoniere con 5 gol, e 2-1 il Sudafrica con gol di un altro ex Udinese, William Troost-Ekong. Il difensore, oggi capitano della nazionale, sarà protagonista in negativo in semifinale: il suo autogol sblocca il 2-1 finale per l’Algeria, completato allo scadere da una punizione magnifica del capitano Riyad Mahrez.
In finale dunque si ritrovano Senegal e Algeria, che si erano già sfidate nel gruppo C. Le due nazionali sono allenate da Aliou Cissé e Djamel Belmadi, due tecnici cresciuti curiosamente entrambi a Champigny-sur-Marne, periferia a sudest di Parigi. Per il Senegal è la seconda finale, mentre si tratta della terza per l’Algeria. A spuntarla in una gara avara di emozioni sono le Volpi del Deserto grazie alla rete, realizzata dopo meno di due minuti, di Baghdad Bounedjah, il miglior goleador del mondo nell’anno solare 2018 con 58 gol. L’Algeria vince meritatamente la sua seconda Coppa d’Africa. Il ruolino di marcia è impressionante: sei vittorie nei tempi regolamentari in sette gare disputate con 13 gol fatti e 2 subiti. La ciliegina sulla torta sono i premi individuali: Bennacer, già promesso al Milan, viene eletto miglior giocatore della manifestazione e Raïs M'Bolhi conquista il premio di miglior portiere.