IL CALCIO È POLITICA
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Bentornato su Kura Tawila a chi mi sta accompagnando in questo viaggio sin dai primi numeri. Benvenuto a chi mi ha raggiunto nelle ultime due settimane. A tutti: come va?
Il 13 gennaio è cominciato il Campionato africano per nazioni (che in italiano abbrevieremo con “Can”). Chi lo sta seguendo? Purtroppo al momento, a un giorno dal termine della fase a gironi, del torneo si è parlato più per il conflitto tra Marocco e Algeria che per le giocate espresse dalle nazionali in campo.
Ed è da questo conflitto che partiamo oggi.
La ricostruzione dei fatti (di cui siamo a conoscenza)
Come ho scritto in un articolo per Nigrizia pubblicato il 17 gennaio, che qui integro con ulteriori informazioni raccolte dopo la pubblicazione, l’assenza del Marocco dal Can è la notizia dominante che ha posto la settima edizione di questo torneo al centro della cronaca mondiale e aperto un nuovo capitolo (sportivo) nel conflitto con l’Algeria.
Il 27 dicembre scorso la Federcalcio marocchina (Frmf) aveva sollecitato la Confederazione calcistica africana (Caf) a intercedere con l’Algeria per ottenere l’autorizzazione a volare direttamente, e con un aereo della compagnia di bandiera nazionale Royal Air Maroc (Ram), da Rabat a Costantina, la città a cui è stato assegnato il girone in cui è stato sorteggiato il Marocco. Lo spazio aereo algerino, infatti, è chiuso ai velivoli marocchini dal settembre 2021 in seguito alla decisione del governo di Abdelmadjid Tebboune di rompere totalmente i rapporti diplomatici col regno di Mohammed VI. Il governo marocchino è stato accusato di supportare il movimento separatista della regione algerina della Cabilia, ritenuto responsabile di una serie di incendi verificatisi nell’agosto 2021 che hanno provocato la morte di 90 persone.
Nonostante ciò, il comitato direttivo della Frmf si appellava a una supposta clausola del regolamento delle competizioni continentali che vuole il paese ospitante creare le condizioni per facilitare lo spostamento delle delegazioni delle nazionali partecipanti verso la sede del torneo. Inoltre, nel comunicato pubblicato a fine anno, la Frmf sottolineava che il Marocco non avrebbe preso parte al torneo qualora non avesse ricevuto l’autorizzazione di cui sopra.
Il 12 gennaio, a un giorno dalla cerimonia d’apertura, la Frmf pubblicava un secondo comunicato in cui esprimeva l’impossibilità di raggiungere direttamente l’Algeria per via aerea perché l’autorizzazione, per cui, secondo la Federcalcio marocchina, il 22 dicembre era stato ottenuto un accordo di principio tramite la Caf, non era arrivata. Nel medesimo comunicato la Frmf affermava di aver già trasmesso, senza specificare a chi, i dettagli del viaggio e le coordinate del volo sulla base di questo accordo di principio, in attesa di ottenere il via libera definitivo per il volo della Ram.
In realtà, stando al documento in possesso di numerosi media, che è stato pubblicato anche da autorevoli testate marocchine e che nessuna autorità dei due paesi in questione ha smentito, la prima richiesta ufficiale di accesso diretto all’Algeria è stata effettuata solo il 12 gennaio, il giorno in cui la Frmf dichiarava di non aver ancora ricevuto risposta dal ministero degli esteri algerino. Secondo l’analista calcistico keniano Francis Gaitho, la Frmf non si sarebbe mai rivolta alla Caf nelle settimane precedenti come riportato nel comunicato di dicembre.
Il secondo aspetto controverso di questa vicenda è che, sebbene nella richiesta ufficiale l’aeroporto di partenza menzionato fosse quello di Rabat-Salé, l’aereo che alle 9 avrebbe dovuto trasportare la nazionale marocchina, sarebbe rimasto fermo a Casablanca per quattro ore durante quella mattinata. Questo aspetto viene giudicato irrilevante da alcuni colleghi marocchini che mi dicono che gli aerei della Ram sono sempre a disposizione per la Frmf, tanto a Casablanca quanto a Rabat.
In ogni caso, le immagini dei calciatori seduti in sala d’aspetto per svariate ore in attesa dell’autorizzazione da parte dell’Algeria sembrerebbe essere stata una scena costruita ad arte. L’intenzione era probabilmente quella di far combaciare le facce tristi dei giocatori marocchini con l’arrivo del presidente della Fifa Gianni Infantino e del suo omologo alla Caf Patrice Motsepe, atterrati nello stesso aeroporto nel primo pomeriggio per partecipare al sorteggio del Mondiale per Club.
(La nazionale marocchina in attesa all’aeroporto di Rabat-Salé, Hespress English)
Da Rabat erano consapevoli che l’autorizzazione non sarebbe mai arrivata, ma hanno deciso di non annunciare ufficialmente il ritiro. Nell’articolo ho scritto che lo avrebbero fatto per scaricare la responsabilità della loro assenza sull’Algeria (ed esporla dunque al pubblico ludibrio internazionale), provando allo stesso tempo a evitare le sanzioni previste dall’articolo 80 del regolamento del Can in caso di ritiro avvenuto a meno di venti giorni dall’inizio della competizione o durante la stessa. Vale a dire “una multa di 150mila dollari americani e l’esclusione della federazione in questione dalle successive due edizioni del torneo”.
Ma è davvero così?
Ci sono anche altre domande che mi ronzano prepotentemente in testa. Ho cercato le risposte parlandone con due colleghi, uno marocchino e l’altro algerino. Due voci autorevoli e rispettabili a livello continentale. Il primo è Mohamed Amine El Amri, giornalista di Le Matin Maroc; l’altro è Maher Mezahi, giornalista freelance che avete conosciuto nello scorso numero della newsletter.
Non sono e non possono essere risposte definitive, anzi, potrebbero stimolare ulteriori domande, perché la realtà è più complessa di qualche decina di righe scritte in una newsletter. Di certo, aiutano certamente a comprendere meglio il contesto che ruota intorno al conflitto tra Marocco e Algeria.
Un’occasione mancata - Mohamed Amine El Amri
Amine, come giudichi la vicenda che ha portato al ritiro de facto del Marocco dal Can?
“Credo sia stata un’occasione mancata per allentare le tensioni tra i due paesi, ma il calcio non può sempre risolvere tutti i problemi. È una vergogna non aver potuto difendere il titolo. Questa vicenda racconta del fallimento della Caf che spesso non è in grado di scindere la politica dal calcio quanto basta per poter organizzare adeguatamente un torneo. I primi a fallire sono stati i dirigenti della Caf, la cui comunicazione sulla vicenda è stata tutt’altro che chiara”.
A cosa è dovuto questo fallimento?
“È evidente che oggi all’interno della Caf ci siano diverse correnti che mettono al centro dei loro interessi la politica. Ogni decisione che prende la Caf è automaticamente vista come un’azione politica e questo non può che essere dannoso. Questa volta il Marocco non si è presentato per disputare il Chan. In futuro cosa succederà quando le due nazionali si affronteranno a livello senior e giovanile o club marocchini e algerini verranno accoppiati nelle competizioni continentali?”
Preso atto del fallimento della Caf, non pensi che Fouzi Lekjaa si sarebbe potuto comportare diversamente?
“Non si è comportato nella miglior maniera possibile. Avrebbe anche potuto decidere di partire per l’Algeria con una nazionale giovanile come segno di protesta. Detto ciò, pur non essendo d’accordo, penso che sia un comportamento comprensibile, perché il trattamento riservato agli addetti ai lavori marocchini ai Giochi del Mediterraneo e alla Coppa Araba U17 del 2022 non è stato dei migliori. Ai Giochi dieci giornalisti marocchini sono stati fermati all’aeroporto accusati di essere spie del governo, mentre nella finale della Coppa Araba, disputata proprio da Marocco e Algeria, è scoppiata una megarissa tra i calciatori a cui si sono aggiunti poliziotti e persone adulte dagli spalti. Attorno a quella finale giovanile, che solitamente non attira molte persone, fu creata, ad hoc, un’atmosfera infuocata e totalmente antisportiva. Dalle tribune piovevano insulti a ragazzini adolescenti. Il passato recente non gioca a favore dell’Algeria”.
Quindi non vedi una strumentalizzazione politica del Can da parte di Lekjaa?
“Può starci, perché in fin dei conti i presidenti delle Federcalcio sono dei politici. Di certo, l’aver trattenuto la nazionale all’aeroporto di Rabat fino all’arrivo dei presidenti di Fifa e Caf è frutto di un calcolo politico, è una questione di immagine. Non penso si possa parlare di ulteriori strumentalizzazioni.
Allora è disinteresse nei confronti del Can?
Sì, credo che questa competizione non interessi più alla Federcalcio marocchina. Nelle ultime due edizioni è stata utile perché il Marocco aveva bisogno di mettere in bacheca dei trofei. È un torneo creato per consolare i calciatori locali che non riescono ad arrivare alla nazionale A.
Come giudichi, invece, il discorso di Zwelivelile “Mandla” Mandela (“In onore di Nelson Mandela, non dimentichiamo l’ultima colonia africana, il Sahara Occidentale. Lottiamo per liberare il Sahara Occidentale dall’oppressione”): premeditazione o improvvisazione?
“È stata una scena ridicola, anche se onestamente non credo sia stato premeditato o che gli organizzatori abbiano chiesto a Mandla Mandela di dire ciò che ha detto. Sicuramente penso che si siano create le condizioni affinché potesse succedere. A partire dall’intitolazione dello stadio di Baraki a Nelson Mandela. La trovo fuori luogo. Come se in Algeria non esistessero figure storiche, anche recenti, che meritino che venga intitolato loro uno stadio. La considero una mossa che ha lo scopo di piacere al resto del continente”.
(Lo Stadio Nelson Mandela di Baraki durante la cerimonia inaugurale del Can 2022, Mediafootdz)
Iperpoliticizzazione del calcio - Maher Mezahi
Maher, l’Algeria sta prendendo di mira il Marocco?
“Nel 2021 il governo algerino ha chiuso lo spazio aereo anche all’aviazione militare francese impegnata in operazioni di antiterrorismo in Mali. È una misura molto rigida e severa, ma non è stata adottata solo nei confronti del Marocco. L’attuale governo algerino la considera una maniera per punire altri paesi, una soluzione non violenta per mostrare il proprio disaccordo. Detto ciò, il Marocco sapeva da molto tempo che lo spazio aereo per la propria delegazione sarebbe rimasto chiuso. Così come ne era consapevole nel 2022 in occasione dei Giochi del Mediterraneo e della Coppa Araba U17, eventi per i quali le delegazioni marocchine hanno fatto scalo in Tunisia prima di raggiungere l’Algeria”.
Perché l’Algeria non ha alleggerito la propria posizione?
“Penso che in Algeria non si fidino di Fouzi Lekjaa. Lo vedono, prima di tutto, come una persona abile e potente e per questo lo rispettano. Allo stesso tempo, però, lo considerano un attore politico. Ed effettivamente lo è, visto che è responsabile del budget al ministero dell’economia marocchino. C’è molta paranoia da entrambe le parti in questo conflitto. Credo che in Algeria pensino che Lekjaa volesse strumentalizzare politicamente il Campionato africano per nazioni per mostrare di essere in grado di forzare il governo algerino a tornare sui propri passi. Il comunicato pubblicato il 27 dicembre dalla Federcalcio marocchina è stato accolto come una sorta di ultimatum all’Algeria. Questo governo algerino, a prescindere dalle conseguenze, è molto testardo e non accetta ultimatum. Non ha intenzione di mostrarsi debole”.
Quale federazione dovrebbe essere punita per il ritiro de facto del Marocco?
“Se una federazione ospitante ha l’obbligo di permettere a una nazionale partecipante di entrare direttamente nel proprio paese, a prescindere dal contesto politico, allora l’Algeria dovrebbe essere sanzionata. Se questo obbligo non esiste, allora a essere sanzionato dovrebbe essere il Marocco, perché avrebbe potuto fare scalo in un paese terzo. Lo statuto della Caf e il regolamento della competizione non sono chiari al riguardo, tant’è che penso che verrà emessa una sentenza ambigua che potrebbe finire al TAS”.
L’Algeria dovrebbe essere punita per il discorso di Zwelivelile “Mandla” Mandela?
“Invitare un membro della famiglia di Nelson Mandela dopo avergli intitolato il nuovo stadio costruito a Baraki e concedergli la parola era legittimo. Naturalmente in Algeria sapevano che Mandla Mandela avrebbe potuto utilizzare il palcoscenico a disposizione per menzionare una causa politica a cui lui e il Sudafrica tengono particolarmente. Ora è complicato provare che sia stato il Comitato organizzatore, e dunque l’Algeria, a chiedergli di farlo. Se è possibile provarlo, allora l’Algeria si ritroverebbe nei guai. Sono d’accordo sul fatto che la cerimonia d’apertura non sia il luogo adatto per sollevare tematiche politiche, ma penso che nessuno si aspettasse quel discorso e credo che Mandla Mandela si sia lasciato trascinare dalle emozioni del momento, con gli algerini che inneggiavano a suo nonno.
In definitiva, cosa dobbiamo aspettarci prossimamente da questo conflitto che è sfociato anche nello sport?
“È in corso un’iperpoliticizzazione dello sport, e nello specifico del calcio, in entrambi i paesi. Ne è sorta una rivalità che è per lo più negativa. A febbraio ci sarà l’assegnazione della Coppa d’Africa 2025 per cui si sono candidati sia il Marocco che l’Algeria e ad aprile si terrà la Coppa d’Africa U17 in Algeria. Dunque mi aspetto ulteriori tensioni”.
3 giocatori che hanno rubato l’occhio nella fase a gironi
Ora passiamo al calcio giocato perché, al netto di un’edizione ridimensionata dall’assenza di alcune delle big del continente, il Can ha offerto spunti e calciatori interessanti sui quali porre l’attenzione.
Lo spunto su cui riflettere è l’alta partecipazione del pubblico di casa alle partite che non vedono coinvolta l’Algeria. Il Comitato organizzatore locale ha facilitato l’acquisto dei biglietti e migliorato l’offerta dei mezzi di trasporto pubblici verso gli stadi. Quello degli stadi vuoti in occasione delle partite che non riguardano la nazionale ospitante è un problema di cui si dibatte da tempo in Africa. Riempendoli l’Algeria manda un segnale anche alla Caf, che il 10 febbraio è chiamata ad assegnare la Coppa d’Africa 2025.
I calciatori interessanti, che si aggiungono a quelli segnalati alla vigilia del torneo, sono i seguenti:
Gilberto (ala, Atlético Petróleos de Luanda, Angola, 10/03/2001)
Viene definito “il prototipo dell'esterno tradizionale angolano”: piedi sulla linea laterale, converge e crea spazio sull'esterno, dribbla, gioca e si assume la responsabilità creativa della squadra. Fin qui un gol realizzato e un paio divorati.
Depú (attaccante, Atlético Petróleos de Luanda, Angola, 08/01/2000)
Gran realizzatore. Nella scorsa stagione ha battuto molti record in patria per un U23: ha segnato 19 gol, di cui 15 nelle ultime 11 partite di campionato. Al Can sono già due (più un assist) in due gare.
Jerome Ngom Mbekeli (esterno offensivo, Colombe Sportive du Dja et Lobo, Camerun, 30/09/1998)
Si è dimostrato un calciatore fuori categoria: gol, passaggi chiave e dribbling riusciti. Era presente anche ai Mondiali 2022 ed è stato lui a servire l’assist per il gol di Vincent Aboubakar nello storico successo del Camerun contro il Brasile.
Cosa guardare
A proposito di talenti, nel suo canale YouTube Maher Mezahi ha raccolto tutte le giocate con la palla che il centrocampista del Senegal Lamine Camara ha effettuato nella gara d’esordio contro la Costa d’Avorio. Potete guardarle qui. Spoiler: occhio al suo destro.
Questo breve servizio video di Deutsche Welle racconta la funguica, il termine con cui in Angola chiamano il freestyle. Ho trovato questo contenuto su “Africana”, newsletter di Internazionale curata da Francesca Sibani a cui vi consiglio di iscrivervi se siete interessati al continente africano.
Per oggi è tutto. Scrivetemi qui o sui canali social di Kura Tawila per dirmi come state, per continuare a parlare del Campionato africano per nazioni e - perché no? - trovare una soluzione al conflitto tra Algeria e Marocco, il paese da cui invierò il prossimo numero della newsletter lunedì 6 febbraio.
Un abbraccio a tutti e tutte!